Luoghi

Opere di Andrea Cefaly in collezioni pubbliche e luoghi di culto:

-Cortale, Piazza Italia

All’Italia, 1862-1867
Terracotta
Cortale, Piazza Italia

L’opera è l’unica scultura documentata dell’artista ed è collocata nella piazza antistante la chiesa principale del paese natio del pittore, poco distante da Palazzo Cefaly.
La posa dell’allegoria dell’Italia, posta su di una colonna che richiama una torre merlata, pare volgere, con gesto polemico, le spalle all’edificio religioso, rivelando le tracce di una tradizione massonica che si stava radicando anche a Cortale; del resto in questi anni è lo stesso Garibaldi a sottolineare il valore patriottico della Massoneria in Italia, esortando il sostegno alla causa di Roma contro il papato. L’innalzamento dell’opera è da riferirsi ai primi anni di attività della scuola di Cortale e all’interesse, manifestato da Andrea Cefaly e Michele Lenzi, per la sperimentazione dei materiali e, in particolare, proprio delle terre cortalesi.

-Catanzaro, MARCA – Museo delle Arti

Le origini del MARCA-Museo delle Arti di Catanzaro si collocano nel contesto della nascita delle collezioni pubbliche d’arte promosse in Italia nel decennio postunitario, con l’obiettivo di custodire testimonianze identitarie del territorio e promuoverne il senso storico. È in questa cornice che va letta l’inaugurazione del Museo Provinciale di Catanzaro avvenuta il 4 maggio 1879 negli spazi annessi alla Chiesa del SS. Rosario (già dell’Annunziata dei Domenicani) – solennizzata da un discorso di Domenico Marincola Pistoja, primo direttore dal 1879 al 1894 – da cui proviene il nucleo originario del patrimonio oggi esposto in questa sede dal 2008. L’apertura del MARCA nell’attuale sede di Palazzo Marincola San Floro - in un rinnovato spazio museale che ha distinto i nuclei della collezione storico-artistica da quella archeologica, visibile nella sede del MARCH-Museo Archeologico di Catanzaro in villa Margherita - ha restituito alla Calabria una delle sue più importanti collezioni pubbliche, rendendo nuovamente fruibili importanti opere tra le quali la tavola cinquecentesca della Madonna della Ginestra di Antonello de Saliba, la Madonna in gloria di angeli di Battistello Caracciolo, L’ebbrezza di Noè di Andrea Sacchi, Eraclito e Democrito di Gregorio e Mattia Preti. Vero cuore della collezione permanente è il nucleo ottocentesco della Pinacoteca, con la più importante raccolta di opere di Andrea Cefaly e della scuola di Cortale, e la Gipsoteca “Francesco Jerace”. Il primo dipinto di Cefaly a entrare in collezione è La barca di Caronte (1878 ca.). L’opera è infatti donata nel 1880 dallo stesso Andrea Cefaly al Museo Provinciale di Catanzaro nell’immediatezza della sua fondazione.

-Catanzaro, Banca d’Italia

Il Commercio di Calabria, 1867
Olio su tela, cm 119 x 99
Firmato, datato e titolato in basso: «Andrea Cefalì - Il Commercio di Calabria e le promesse del Ministero italiano – Cortale 1867»
Catanzaro, Banca d’Italia

Nel 1867 Cefaly ribadisce il suo momento di pittore “impegnato”, già espresso ne Il miglior modo di viaggiare in Calabria (1866, Napoli, Museo Civico di Castel Nuovo) inviando alla V mostra della Società Promotrice di Napoli altre due opere di denuncia: la prima, dal titolo Il commercio di Calabria (e le promesse del Ministero italiano) (Catanzaro, Banca d’Italia), rappresenta una precoce apertura sulla piaga del brigantaggio, accompagnata in catalogo da un’aspra declaratoria («Senza ponti, senza strade e coi briganti! […] la ferrovia promessa dal Ministero Italiano pel 1867 è rimasta in aria»), dove si vuole rendere ragione di una delle trovate visive più sorprendenti presenti nella tela (e cioè la nuvola a forma di treno che sfreccia nel cielo, come in un sogno irrealizzato ad occhi aperti); la seconda, dispersa, accompagnata da un titolo analogamente polemico (Areostato, mezzo di salvezza in Calabria) e da una battuta sferzante nel catalogo: «I Calabresi, veduto ch’è inutile lo sperare più strade, tentano di mettersi in relazione con gli altri popoli affidandosi ad un pallone spinto da un razzo volante».
Le due opere erano concepite quale didittico di un’unica accorata denuncia delle condizioni di viabilità delle province meridionali, poi oggetto dell’inchiesta di Leopoldo Franchetti nel 1874-75, incontrato in Calabria da Cefaly.

-Catanzaro, Basilica dell’Immacolata

Nel 1902 Andrea Cefaly realizza i cartoni preparatori con la Gloria di angeli per la decorazione della cupola della Basilica dell’Immacolata. L’affresco fu eseguito da Felice ed Edoardo Fiore Serra tra il 1902 e il 1904.

-Serra San Bruno, Certosa, sagrestia della chiesa conventuale,

Santo Stefano, 1859
Olio su tela, cm 169 x 100
Serra San Bruno, Certosa, sagrestia

La commissione del dipinto è documentata da due pagamenti - un acconto datato 31 ottobre 1858 e il saldo datato 5 giugno 1859 - rintracciati da Domenico Pisani nell’Archivio della Certosa. La chiesa fu poi demolita e il dipinto spostato nella sua attuale sede, in seguito alla ricostruzione della nuova chiesa conventuale. L’opera è da collocare con certezza alla prima fase di attività di Cefaly nella classe del pittore Giuseppe Mancinelli.

-Lamezia Terme, Santuario di Sant’Antonio,

Chiesa conventuale
Immacolata, 1898-1900
Olio su tela, cm 230 x 140
Firmata in basso a destra: «A. Cefaly»
Lamezia Terme, Santuario di Sant’Antonio,
chiesa conventuale

L’opera è da ricondurre all’ultima fase di attività del pittore. Allo stato delle ricerche non è emerso alcun dato che documenti l’ingresso dell’opera nella chiesa del convento. Il dipinto è probabilmente giunto per donazione e una scheda inventariale ne attesta la posizione nella navata principale nel 1924. Il tema iconografico accomuna la tela a un’opera in collezione privata che si distingue per la vaporosità e la leggerezza del tocco.

-Maida, chiesa di S. Maria cattolica

Per la chiesa di S. Maria cattolica a Maida il pittore realizza le uniche prove ad affresco sopravvissute, tra quelle citate dalle fonti: Gesù tra i dottori del Tempio e Lasciate che i bambini vengano a me (1885-1900). Qui Cefaly dà prova di una certa scioltezza e sicurezza nella resa della scena che portano a collocare queste due opere ad una fase matura, successiva al rientro definitivo in Calabria (1884). Nella stessa chiesa di Maida è presente anche un Sant’Antonio abate (1862-1875), proveniente dalla chiesa di Sant’Antonio abate di Maida.

-Napoli, Conservatorio di San Pietro a Majella

La conoscenza di Andrea Cefaly con Francesco Florimo, bibliotecario del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, è documentata almeno dal 1866. Il primo lascito importante che Florimo ottiene da Cefaly, quando questi è ancora in Calabria, è quello del pianoforte appartenuto a Domenico Cimarosa. Il primo dipinto a essere realizzato è quello del musicista Hector Berlioz, già compiuto nel gennaio 1876, quando Florimo insiste affinché porti a termine anche il Ritratto di Paganini. Segue il Ritratto di Hiller, ora perduto, e quello firmato e datato 1881 di Michele Costa, esposto ancora con la cornice originale e il cartiglio con il nome del musicista. Concludono il ciclo il Ritratto di Ernesto Camillo Sivori e la maiolica a gran fuoco con il Ritratto di Vincenzo Bellini. Quest’ultimo pezzo, attualmente di ubicazione ignota, ma noto da una foto storica, è quello che Florimo considera il più prezioso, sia per la fattura che per il soggetto a lui molto caro, in quanto era stato un grande amico di Bellini e sostenitore delle celebrazioni in suo onore.

-Napoli, Museo Civico Castel Nuovo

Il modo di viaggiare in Calabria (o Il miglior modo di viaggiare in Calabria), 1866
Olio su tela, cm 92 x 74
Firmato in basso a destra: «A. Cefaly»
Napoli, Museo Civico Castel Nuovo

Nel catalogo dell’esposizione Promotrice del 1866, il titolo dell’opera era accompagnato da un’esplicita e polemica dedica al Ministro dei Lavori Pubblici l’on. Finali. Si tratta della prima opera di Cefaly dichiaratamente di impegno sociale, che nulla ha dell’allegoria, ma che piuttosto riflette l’interesse crescente dell’artista per le questioni civili: un’inclinazione già espressa nel suo non lontano passato da garibaldino e che inizia a farsi strada proprio in questi anni, preludio di un attivismo politico che lo vedrà dal 1871 al 1874 consigliere del Comune di Cortale e poi della Deputazione Provinciale di Catanzaro, fino all’elezione nel 1875 a deputato della Camera del Parlamento d’Italia.

-Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Nell’inventario delle Private Spettanze del Re della collezione di Capodimonte sono presenti due tra le tele più note del pittore: Campagna del Volturno 1° ottobre 1860. Garibaldi: sfondate quella canaglia! (o La battaglia di Capua), ora in sottoconsegna presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria, e Paolo e Francesca (o Francesca da Rimini), ora in sottoconsegna presso il MARCA-Museo delle Arti di Catanzaro.
La Campagna del Volturno (1860-1861) rientra nelle commissioni reali destinate alla Prima Esposizione Nazionale di Firenze (1861). Il dipinto fonde l’intento celebrativo dell’epopea garibaldina, con uno tono mirato a creare un coinvolgimento nello spettatore, dedicando il primo piano della tela ai corpi feriti e all’avanzare dei garibaldini contro la ‘canaglia’ borbonica (cui allude il titolo completo dell’opera) che cade e si perde nei fumi della battaglia e dell’incendio che imperversa sullo sfondo.
Paolo e Francesca (1877-1878) è presentato dall’artista all’Esposizione Universale di Parigi del 1878. Il dipinto si ispira a un soggetto dantesco tra i più noti, con cui lo stesso Cefaly si era confrontato in un’opera ora dispersa del 1859. Il pittore concentra tutta l’attenzione sul turbinio dei dannati che ruota vorticosamente intorno ai due amanti, dando profondità all’antro spettrale descritto nei versi danteschi.

-Napoli, San Martino

Ritratto di Saverio Mercadante, 1846-1847,
Olio su tela, cm 65 x 50,
Napoli, Certosa e Museo di San Martino

Il ritratto si inserisce nella documentata amicizia tra il pittore e Saverio Mercadante (1795-1870), attestata anche da un nucleo di lettere già nel Palazzo di Cortale (databili dal 1859 al 1866, trascritte in Frangipane 1937b). Pepe Maturi lo data all’adolescenza del pittore e al primo incontro con il maestro, avvenuto attraverso l’amico Paolo Serrao negli anni in cui quest’ultimo è ancora studente al Conservatorio di San Pietro a Majella (da cui si congeda nel 1852).

-Vallelonga, santuario della Madonna di Monserrato

Per il santuario della Madonna di Monserrato, il pittore realizza un ciclo di tre tele tra il 1899 e il 1900 da collocarsi nel soffitto del santuario, all’epoca a rilievo e dipinto successivamente dai pittori calabresi Carmelo Zimatore e Diego Antonio Grillo. La commissione si deve all’arciprete Nicola Morfuni che aveva imposto anche la scelta dei soggetti: Giuditta che mostra la testa di Oloferne al popolo di Betulia, Natività (Adorazione dei pastori) e La fuga in Egitto.